A Tavola
RISOTTO AI FUNGHI PORCINI
Una ricetta gustosa, con prodotti di stagione ma valida tutto l'anno...
Ingredienti (per 4 persone):
320 g di riso Carnaroli o Arborio
300 g di funghi porcini freschi o 40 g di funghi porcini secchi
1 litro di brodo vegetale caldo
1 cipolla piccola
1 spicchio d’aglio
1 bicchiere di vino bianco secco
50 g di burro
50 g di parmigiano reggiano grattugiato
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Sale e pepe q.b.
Prezzemolo tritato (facoltativo)
Preparazione:
Preparare i funghi:
Funghi freschi: Pulite delicatamente i porcini eliminando i residui di terra con un panno umido. Tagliateli a fettine.
Funghi secchi: Mettete i funghi in ammollo in acqua tiepida per circa 20-30 minuti. Una volta reidratati, strizzateli e conservate l’acqua di ammollo filtrata per aggiungerla al brodo.
Preparare il brodo: Mantenete il brodo vegetale caldo durante la cottura del risotto. Se avete usato funghi secchi, aggiungete l'acqua filtrata dell'ammollo al brodo per arricchirne il sapore.
Soffritto: In una padella ampia, fate scaldare l’olio e una noce di burro. Aggiungete lo spicchio d’aglio e fatelo dorare leggermente, poi rimuovetelo. Unite i funghi e fateli rosolare per 5-7 minuti. Condite con un pizzico di sale e pepe, poi togliete i funghi dal fuoco e metteteli da parte.
Tostatura del riso: Nella stessa padella, fate sciogliere un'altra noce di burro e aggiungete la cipolla tritata finemente. Lasciatela appassire a fuoco dolce, quindi unite il riso. Tostatelo per un paio di minuti, mescolando continuamente, finché diventa traslucido.
Sfumare col vino: Sfumate il riso con il vino bianco e lasciate evaporare completamente l’alcool.
Cottura del risotto: Aggiungete un mestolo di brodo caldo e continuate a mescolare. Quando il brodo viene assorbito, aggiungetene altro, sempre un mestolo alla volta. Continuate la cottura a fuoco medio, mescolando frequentemente.
Aggiungere i funghi: A metà cottura (circa 10 minuti), unite i funghi rosolati al risotto e mescolate bene. Continuate ad aggiungere brodo fino a quando il riso è cotto al dente (circa 18-20 minuti).
Mantecatura: A fine cottura, spegnete il fuoco e aggiungete il burro rimanente e il parmigiano grattugiato. Mantecate energicamente per rendere il risotto cremoso.
Servire: Lasciate riposare il risotto per un minuto, poi servitelo caldo. Se vi piace, potete guarnire con prezzemolo tritato fresco.
Buon appetito!
I BISCOTTINI DI PRATO
L'affascinante storia dei cantucci toscani alle mandorle e la loro ricetta originale
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I biscottini di Prato, conosciuti anche come cantucci, hanno una storia affascinante che affonda le radici nel cuore della Toscana. Questi deliziosi biscotti croccanti, arricchiti con mandorle tostate, sono diventati un'icona della gastronomia italiana, particolarmente amati per accompagnare il vin santo, un vino dolce da dessert.
La storia dei biscottini di Prato ha inizio nel Medioevo, nella città di Prato, situata nella regione toscana. Fu proprio qui che i monaci del convento di Santa Maria Maddalena idearono questa ricetta originale. La caratteristica principale dei cantucci risiede nella loro doppia cottura, che rende i biscotti incredibilmente croccanti e perfetti per essere intinti nel vin santo.
Inizialmente chiamati "biscotti di Prato", questi dolci furono ampiamente apprezzati dai viaggiatori che attraversavano la Toscana, diventando presto un'icona della cucina toscana.
Col passare del tempo, la ricetta dei biscottini di Prato si diffuse oltre i confini della città, raggiungendo altre regioni italiane e diventando sempre più popolare. Tuttavia, la città di Prato rimane il cuore pulsante di questa prelibatezza, dove la tradizione continua a essere custodita gelosamente e tramandata di generazione in generazione.
Oggi, i biscottini di Prato sono considerati un tesoro culinario della Toscana e sono apprezzati in tutto il mondo. La semplicità degli ingredienti - farina, zucchero, uova e mandorle - unita alla loro irresistibile croccantezza, li rende un dolce amatissimo da grandi e piccini.
Inoltre, i biscottini di Prato hanno conquistato un posto speciale nelle festività italiane, soprattutto durante il periodo natalizio, quando vengono condivisi con amici e familiari insieme al vin santo, creando momenti di convivialità e gioia.
Così, la storia dei biscottini di Prato continua a vivere attraverso ogni morso, portando con sé il ricco patrimonio culinario e la tradizione della Toscana in tutto il mondo.
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Ecco la ricetta dei cantucci alla mandorla, i biscottini di Prato:
Ingredienti:
250g di mandorle intere non pelate
250g di farina
200g di zucchero
2 uova intere
1 tuorlo d'uovo
1 cucchiaino di lievito in polvere
Scorza grattugiata di 1 limone
Un pizzico di sale
Istruzioni:
Preriscalda il forno a 180°C e prepara una teglia foderata con carta da forno.
Inizia tostando le mandorle. Disponile su una teglia e mettile nel forno preriscaldato per circa 8-10 minuti, fino a quando diventano leggermente dorati e emanano un profumo fragrante. Una volta tostate, lasciale raffreddare leggermente, quindi trita grossolanamente metà delle mandorle tostate e lascia le altre intere per aggiungerle intere all'impasto.
In una ciotola capiente, mescola la farina con lo zucchero, il lievito in polvere, la scorza grattugiata di limone e un pizzico di sale.
Aggiungi le mandorle tritate e quelle intere all'impasto secco e mescola bene.
Aggiungi le uova intere e il tuorlo d'uovo all'impasto e lavora fino a ottenere un composto omogeneo. L'impasto sarà piuttosto denso.
Trasferisci l'impasto su una superficie leggermente infarinata e lavoralo brevemente con le mani fino a formare un rotolo lungo e stretto, circa 4-5 cm di diametro.
Trasferisci il rotolo su una teglia preparata e schiaccialo leggermente per appiattirlo leggermente.
Inforna nel forno preriscaldato per circa 25-30 minuti, o finché non risulta dorato.
Una volta cotto, lascia raffreddare leggermente il rotolo per alcuni minuti, quindi taglialo diagonalmente con un coltello affilato in fette spesse circa 1 cm.
Disponi le fette di biscotto sulla teglia e inforna di nuovo per altri 10-15 minuti, girandoli a metà cottura, fino a quando non sono leggermente dorati e croccanti.
Una volta cotti, lascia raffreddare completamente i cantucci prima di servirli. Possono essere conservati in un contenitore ermetico per diversi giorni.
Servi i cantucci alla mandorla di Prato con un buon bicchiere di vin santo o con il tuo caffè preferito e goditi questo delizioso dolce tradizionale toscano!
Buon appetito!
LE FRITTELLE DI SAN GIUSEPPE IN VERSIONE TOSCANA
Sono dolci, sono buone ed appartengono alla tradizione della cucina italiana. Parliamo delle frittelle di riso dolci e della ricetta toscana, con un ingrediente in più...
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La storia delle frittelle di riso dolci in Italia è strettamente legata al periodo del carnevale ma, soprattutto, alla tradizione religiosa ed ai giorni festivi, in particolare alla festa di San Giuseppe, che cade il 19 marzo. Durante questo periodo, si osserva la tradizione di preparare e consumare cibi fritti in onore del Santo patrono. Le frittelle di riso sono spesso preparate anche durante altre occasioni festive e celebrative, come matrimoni, battesimi e compleanni.
In Toscana, le frittelle di riso tradizionali, vengono fatte con un ingrediente in più, l’uvetta. La storia delle frittelle di riso toscane con l'uvetta risale a diversi secoli fa, quando il riso era un alimento prezioso e le festività religiose erano occasioni importanti per riunire famiglie e comunità intorno a tavole imbandite di cibo. La datazione precisa delle frittelle toscane con l'uvetta è un po' difficile da stabilire con esattezza, in quanto queste ricette tradizionali sono tramandate oralmente da generazioni e spesso non sono documentate in modo formale. Tuttavia, possiamo presumere che la ricetta abbia origini antiche e sia stata tramandata nel corso dei secoli attraverso la pratica culinaria familiare e locale.
Ecco la ricetta tradizionale per preparare le frittelle di riso toscane con l'uvetta:
Ingredienti:
200 g di riso
50 g di uvetta
500 ml di latte
2 uova
50 g di zucchero
Scorza grattugiata di un limone
1 pizzico di sale
1 bustina di lievito per dolci
Farina q.b. per la panatura
Olio di semi per friggere
Zucchero a velo per spolverare (facoltativo)
Istruzioni:
Metti l'uvetta in una ciotola e coprila con acqua calda. Lasciala in ammollo per circa 15-20 minuti, quindi scolala e asciugala con carta da cucina.
Cuoci il riso in una pentola con il latte fino a quando diventa morbido e assorbe il liquido. Aggiungi lo zucchero e la scorza grattugiata di limone e continua a cuocere per altri 5 minuti. Lascia raffreddare il riso.
In una ciotola capiente, sbatti le uova con un pizzico di sale e aggiungi il riso cotto, l'uvetta scolata e il lievito per dolci. Mescola bene fino a ottenere un composto omogeneo.
Scalda abbondante olio di semi in una padella profonda o in una pentola adatta per friggere.
Prendi una piccola quantità di impasto alla volta, formando delle palline con le mani. Passa ogni pallina nella farina, facendo attenzione a coprirle bene.
Friggi le frittelle nell'olio caldo finché non diventano dorate su tutti i lati, girandole occasionalmente per garantire una cottura uniforme.
Una volta pronte, scolale su carta assorbente per eliminare l'olio in eccesso.
Servi le frittelle di riso calde, spolverizzate con dello zucchero a velo se desideri.
Queste frittelle di riso toscane con l'uvetta sono deliziose da gustare come dessert o spuntino, e rappresentano un'autentica prelibatezza della tradizione culinaria toscana.
Buon appetito!
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ROSSO O BRUNELLO?
Il vino di Montalcino alla ribalta delle cronache dopo un servizio del NYT. Quale è il migliore e perché i prezzi dei due vini sono così diversi tra loro?
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A lungo eclissato dal Brunello, il suo cugino più costoso, il Rosso di Montalcino si è davvero affermato negli ultimi decenni.
Sebbene questi due fantastici vini siano prodotti nello stesso luogo e dalla stessa uva, il Brunello è considerato uno dei migliori vini del mondo, mentre il “Rosso” non è visto allo stesso modo. Ma è giusta ed accurata questa classifica?
Entrambi prodotti nel comune di Montalcino in Toscana, in provincia di Siena, con l'uva Sangiovese, sono percepiti ma anche realizzati in modo molto diverso.
Il Brunello viene invecchiato per lunghi periodi in botti e bottiglie, e trattenuto per anni o addirittura decenni dagli appassionati dopo la commercializzazione dei vini. Il “Rosso”, invece, viene invecchiato per periodi molto più brevi e consumato abbastanza giovane. I Rossi sono, di conseguenza, molto più economici. Mentre una bottiglia di buon Brunello si può trovare sui circa 150 euro, il “Rosso” ha ben altri prezzi, con bottiglie intorno a 20 euro.
Come si conviene ad un vino prestigioso, le regole per produrre il Brunello sono più rigide. Secondo il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, interpellato dal NYT, un’azienda vinicola non può produrre più di otto tonnellate di uva per ettaro da un vigneto di Brunello. Ed i vini devono essere invecchiati almeno due anni in botti e quattro mesi in bottiglia. Il Consorzio detta addirittura la data di uscita del vino. Nessun Brunello può essere venduto prima del 1 gennaio del quinto anno successivo alla raccolta delle uve.
Nel frattempo, non esistono regole specifiche su quanto tempo i vini “Rosso” di Montalcino devono maturare in botte e/o bottiglia. Alcuni produttori invecchiano i loro vini solo pochi mesi, altri un anno o più. I “Rossi" possono essere messi in vendita il 1 settembre dell'anno successivo alla vendemmia dell'anno precedente.
Nell’inchiesta realizzata dal NYT, i produttori hanno sottolineato che il “Rosso”, per diventare un buon vino, richiede lo stesso impegno del Brunello, ed oggi, non essendo più considerato il “Rosso” come una fonte di reddito alla stregua di un vino sfuso, viene prestata più attenzione alla sua qualità.
Insomma i produttori stanno rivalutando il “Rosso" come valida alternativa del più famoso e coccolato Brunello e la speranza è che anche i consumatori finali riscoprano il vino meno pregiato come ottima alternativa al parente più costoso. In tempi di crisi non solo è salutare per le casse delle famiglie ma può rappresentare anche una scommessa per il futuro.
LA RISCOSSA DEI FAGIOLI AL FORNO
A lungo incompresi, le innovazioni dei fagioli al forno sono in aumento mentre le aziende cercano soluzioni innovative. Ma per i consumatori i fagioli sulla pizza sono peggio dell’ananas.
I fagioli al forno stanno entrando in nuovi territori inesplorati e gli amanti dei legumi sono molto combattuti.
Prendiamo la pizza, per esempio. Kraft Heinz ha iniziato a vendere pizza surgelata con fagioli al forno nel Regno Unito, in edizione limitata, ma il pubblico è diviso tra chi lo considera un affronto e chi, al contrario, non attendeva altro…
I fagioli sulla pizza, secondo il credo di Heinz, fa parte della campagna promossa per liberare i fagioli dalla lattina. Altre iniziative includono l'inserimento di fagioli al forno in patate fritte congelate e la combinazione di fagioli al forno con carota e spezie per formare crocchette al gusto di curry, attualmente disponibili sempre nel Regno Unito.
Da oltre oceano, negli Stati Uniti, considerata la patria per eccellenza dei fagioli al forno, non mancano di fantasia e sta incontrando un grande successo la confezione in lattina del legume corretto con il
bourbon, o al forno glassati all'albicocca.
Insomma il fagiolo da alimento umile e ora sta avendo un vero e proprio momento di gloria, complice il periodo della pandemia che per il mondo culinario casalingo ha rappresentato il momento più alto della sperimentazione in tutti i campi alimentari. Certo le abitudini degli anglosassoni sono più spinte delle nostre.
Infatti tradizionalmente gli americani mangiano fagioli al forno durante i picnic ed i barbecue, mentre gli li mangiano praticamente sempre, a colazione, pranzo e cena. Ma adesso in Europa ed anche in Italia l’uso è aumentato e si corteggiano i più giovani interessati a piatti piccanti ed etnici.
I fagioli, come tutti i legumi sono ricchi di fibre, antiossidanti e sali minerali. I nutrizionisti, per una dieta equilibrata e salutare, ne consigliano un uso più limitato rispetto alle a bitumini degli inglesi, 2 o 3 volte alla settimana. Sicuramente fanno bene anche all’intestino anche se possono creare formazione di gas, con spiacevoli conseguenze ed ilarità, tanto che negli States hanno recentemente creato una filastrocca che affronta direttamente l’argomento e che dice “…non è un frutto ed il motivo per cui ‘suoni’ è qualcosa chiamato oligosaccaridi!”riferendosi allo zucchero nei fagioli che può creare gas nell'intestino inferiore.
Sui social si rincorrono usanze ed utilizzi bizzarri e, quelli più originali, come sempre, provengono dagli anglosassoni.
Per esempio, la versione britannica in scatola tende ad avere fagioli in una salsa di pomodoro più liquida, che è popolare sul pane tostato a colazione. Gli americani invece preferiscono il sapore dolce dello zucchero di canna durante le grigliate. E questa discussione non è destinata a scomparire, anzi cresce e si diffonde. In Italia, per ora, si guarda alle ricette più fantasiose ma si rimane sul classico, anche se, ultimamente, i fagioli al forno stanno salendo nell’ordine di gradimento della cucina delle famiglie italiane.
Lo Chef Franco Mazzei propone ai nostri lettori una carrellata di alcune delle sue creazioni. sia sotto forma di audio ricetta che scritte...
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"Ho dei gusti semplicissimi; mi accontento sempre del meglio"
Oscar Wilde